Una delle credenze più radicate è che i motivi dei nostri guai, disagi, malanni, non risiedono in noi, ma nelle situazioni, negli altri, nelle circostanze. Se un lavoro non ci aggrada, lo cambiamo, se non si va d’accordo con il partner, se ne trova un altro, se la città in cui si vive è caotica o troppo silente, ci si trasferisce altrove, se il corpo è dolente, vuol dire che qualcosa è venuto da fuori e s’inizia una guerra per uccidere gli invasori (senza rendersi pienamente conto che il terreno di battaglia è il corpo fisico, e ogni combattimento porta morte e distruzione).
E voilà, ecco la credenza preconfezionata inserita nella nostra visione del mondo: cambiate casa, lavoro, moglie/marito, situazione, città o medico specialista e tutte le cose andranno a posto. Adesso sì! Potete iniziare una vita nuova, ripartire da zero.
Si crede sempre di non essere nelle condizioni ottimali: se solo fossi in un monastero in Tibet… su una spiaggia caraibica… con questo o quella… se facessi sei al superenalotto… allora le cose sarebbero perfette e sarei felice! Arrivati nel monastero o sulla nostra spiaggia perfetta, ci accorgeremmo di avere la stessa mente, lo stesso modo di interpretare la vita, il mondo e gli altri, lo stesso corpo, la stessa respirazione, pensieri ed emozioni uguali a prima. Dopo qualche tempo nel monastero ci sentiremmo soli e infreddoliti, in spiaggia il caldo sarebbe insopportabile, anche perché il cocktail preparato da quel barista incapace non ha gli ingredienti giusti e non è ghiacciato come dovrebbe… C’è sempre qualcosa che non va.
Forse conviene lasciare stare e ammettere che in realtà siamo a casa ovunque ci troviamo. Solo con questa consapevolezza nel Cuore, il monastero, la spiaggia o il nuovo lavoro offriranno l’autentica ricchezza e serenità. Ma altrettanto faranno gli altri luoghi, momenti, situazioni e persone.
A volte cambiare va bene, l’importante è non usare il cambiamento come fuga da noi stessi, sarebbe inutile, ovunque e con chiunque andiamo, portiamo con noi le paure, le emozioni e i programmi che ci hanno portato a vivere quella precisa situazione disagevole e dolorosa che vogliamo cambiare, e presto o tardi gli stessi problemi si ripresenteranno, perché sono una conseguenza di schemi di valutazione, di pensiero e comportamento radicati in noi.
Tutto ciò implica che gli unici responsabili delle cose che ci accadono, siamo noi. È una visione che richiede qualità naturali e presenti in ognuno di noi ma poco comuni, fra cui una certa dose di coraggio e flessibilità: è più facile e meno preoccupante per il nostro amor proprio, proiettare i nostri problemi sugli altri o sulla situazione esterna.
È più comodo scoprire delle pecche, biasimare, criticare, credere che serva solo un cambiamento esterno, fuggire in qualche modo, piuttosto che lavorare su se stessi con impegno e costanza, per costruire quella felicità cui aneliamo tutti. A volte, come ultima possibilità di evadere le responsabilità, rimproveriamo noi stessi per tutto quanto ci accade e non gli altri o le situazioni, e scappiamo, convinti di aver commesso errori irreparabili, senza un possibile rimedio. È lo stesso meccanismo di critica, di affibbiare colpe, è un’ammissione implicita d’impotenza per evitare di mettersi in gioco e fare quello che possiamo per rimediare.
I danni di questo modo di vivere sono davanti ai nostri occhi ma invisibili ai più. Eppure ci sono famiglie smembrate, persone distrutte non solo nel corpo fisico, che cambiano continuamente lavoro, partner, amicizie, idee, sperando che la prossima persona, libro, maestro o medicina sia quella giusta. È chiaro: la pillola, il libro, l’insegnamento, l’idea o ideale, non sono giusti o sbagliati, buoni o cattivi, è l’uso e l’interpretazione a renderli per noi positivi o negativi.
Ricorda: per quanto possa essere valida una guida, alla fine il lavoro interiore va eseguito personalmente, e deve essere coerente con il tessuto del proprio sentiero individuale.
In ultima analisi bisogna, essere disposti a lasciare che la Vita diventi la nostra maestra, affrontando il qui e ora, vivendo con consapevolezza le circostanze in cui ci troviamo, per quanto spiacevoli, restrittive, scoraggianti e senza apparente via d’uscita possano sembrarci, facendo tutto quello che è in nostro potere per operare una trasformazione.
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