Dopo essermi fatto un’idea, al tempo abbastanza vaga – avevo vent’anni -, decisi d’impegnarmi giornalmente, quando potevo, in attività che mi facessero crescere ai vari livelli del mio essere: corpo fisico, mente (razionale) e anima (parte spirituale). Alcune di queste attività le ho eseguite per anni, altre per decenni, qualcuna ancora occupa parte della mia giornata, anche se in maniera diversa.
Le tre cose in cui mi impegnai nei ritagli di tempo erano:
- allenamento fisico: arti marziali, preparazione atletica in palestra e corsa
- leggere e studiare
- meditazione zazen
Man mano mi accorsi che qualche attività poteva racchiudere più aspetti e più livelli contemporaneamente, ad esempio, quando mi allenavo fisicamente, mi obbligavo a tenere un atteggiamento meditativo, con l’attenzione al presente, al respiro, al corpo fisico, al movimento che stavo eseguendo, e così ho scoperto che si può “spiritualizzare” ogni cosa.
(Intanto che ci siamo: per quanto riguarda la spiritualità io credo sia buona cosa non confonderla con la religiosità. Si può praticare una qualsiasi religione ed essere poco o per niente spirituali, e si può essere spirituali anche lontani dal tempio. Per me la spiritualità è uno stato interno, dell’Essere, quindi si può essere spirituali spazzando per terra, e viceversa si può recitare meccanicamente qualsiasi mantra o preghiera, senza metterci nulla di più che l’automatismo del primate da cui pare provenga il nostro corpo fisico. Ho conosciuto persone con trent’anni di meditazione alle spalle, che praticavano con il solo scopo di mostrare la loro spiritualità, forse anche a se stessi. Naturalmente è vero anche il contrario, si può essere collegati con la propria parte spirituale pregando o meditando, ma la spiritualità non è qualcosa di fisico, non è mai la pratica o la tecnica di per sé, quella è solo lo strumento per apprendere, e quando si ha imparato, lo strumento si può abbandonare o tenere indifferentemente. Non è importante cosa si fa, ma come lo si fa, con quale coscienza, consapevolezza e presenza, il resto è fumo per chi usa solo gli occhi come metro di valutazione.)
Anche quando leggevo o studiavo, restavo concentrato solo su ciò che avevo davanti agli occhi, sgombrando la mente da qualsiasi altro pensiero. Solo quello, una cosa alla volta ma totalmente, o almeno, il più possibile. In altre parole cercai di portare nella vita quotidiana, gli insegnamenti appresi nel dojo o nella sala di meditazione e di applicarli in altri ambiti: relazionali, di lavoro e con me stesso. Ad esempio, più crescevo di grado nella pratica delle arti marziali, più diventava facile aprire un varco nella guardia del compagno durante un combattimento, ma poi risultava difficile creare lo stesso buco quando dovevo farmi valere in una relazione, o sul lavoro, soprattutto se “interveniva” qualche emozione. Ancora mi sto applicando, ma lungo il cammino qualcosa ho imparato a gestire.
Nel frattempo la mia vita si è modificata; ho cambiato professione, amicizie, relazioni, e anche la visione di me stesso, e non occupo più la giornata come quando avevo la metà dell’età anagrafica di ora, ma tirando le somme, devo dire che mi sento meglio a tutti i livelli, da quello fisico a quello interiore. Presumo quindi, di aver percorso la strada “giusta” per me.
Ah già, i livelli! Si crede di sapere come e da cosa siamo formati, noi esseri umani, e sicuramente molti di voi hanno le idee chiare in merito (a voi chiedo pazienza), ma penso anche che molti altri abbiano un po’ di confusione, come l’avevo io, quindi faccio un piccolo schema, semplice ma non semplicista, usando prevalentemente il paradigma della Teosofia; ciò non significa che altri modelli non esistano e siano sbagliati (in seguito infatti ne vedremo altri). Ogni modello è giusto secondo il suo ragionamento e suoi dogmi, e vede una parte del Tutto. Più parti vediamo e comprendiamo, più la visuale si apre, più possibilità vediamo e più liberi siamo, perché abbiamo più opzioni di scelta con una mappa mentale più ampia. Se conosciamo più lingue, possiamo parlare e comprendere più persone in questo mondo, siamo più indipendenti e anche più “ricchi”, perché si apprende sempre qualcosa d’interessante da culture diverse dalla nostra.
Ecco uno schema ridotto all’osso:
Spirito
Anima
Corpo mentale (pensieri)
Corpo emotivo (astrale)
Corpo fisico (ed eterico)
Il corpo fisico ha la sua matrice nel corpo emotivo che a sua volta ha la sua matrice nel corpo mentale. Significa che la causa di un dolore o problema a livello fisico, è sempre presente anche a un livello superiore. Perpetrando le stesse emozioni, pensieri, stati d’animo, produciamo sempre gli stessi effetti, e per analogia, frequenza o significato avremo una precisa manifestazione fisica, di salute e benessere, o disagio e malattia.
Questi tre corpi – fisico, emotivo, mentale – formano, o meglio sono la nostra “macchina” psicofisica, che potremmo anche chiamare personalità.
Lo spirito è una scintilla divina che per materializzarsi sul piano fisico ha bisogno di un collegamento, di un ponte: l’anima. Così come il corpo materiale necessita di attività fisica, cibo adeguato, acqua e ossigeno per rinforzarsi e mantenersi sano, anche gli altri corpi – anima compresa – hanno bisogno di esercizi specifici, attenzione ed energia, per svilupparsi e svolgere al meglio la loro funzione.
Si capisce bene che l’essere umano nasce con tutti questi corpi, ma quello che poi ci facciamo con questi corpi, determina la loro potenza ed evoluzione: si può avere un corpo fisico ben allenato, ma un’anima poco “presente” e sviluppata, o viceversa. Naturalmente è possibile avere tutti i corpi ben sviluppati e funzionanti, ma soprattutto è importante che siano allineati fra loro.
Luca Zini
Leave a Reply